mercoledì 28 maggio 2008

Rassegna Stampa

È uscito in libreria “Il filo rosso del destino”, esordio letterario della nostra amica e collega Serena Avezza. Nel gustoso quadro di una Torino vista attraverso gli occhi di una liceale, si intrecciano le vicende di Giulia, Cesare, Anna, studenti al liceo Carlo Cattaneo. Cento pagine di scrittura limpida e discorsiva, vicina al parlato, anzi al pensato dei protagonisti. Una lettura piacevole, in cui i giovani si possono ritrovare e da cui gli adulti potranno trarre attimi di piacevole intrattenimento.
“Il Corriere Sportivo”, 28 aprile 2008


“Il filo rosso del destino” è un breve romanzo autobiografico, ambientato tra i banchi di un liceo torinese: le vicende, gli amori, e le “tragedie adolescenziali” di un gruppo di amici si intrecciano per 102 pagine intrise di dialoghi in pieno stile “Jack Frusciante è uscito dal gruppo”.
Giulia vuole l’amore, ma quello della sua migliore amica; Anna vuole la favola, a la trova con Daniele; Rubens vuole il divertimento, senza pensare alle conseguenze; Cesare pensa di volere tutte le ragazze, finché non si innamora dell’unica che sembra non volere lui. Tutto questo in una cornice di compiti, interrogazioni, chiacchiere sui divani, feste con gli amici, senza scordare l’onnipresente Filo Rosso del Destino, che sembra aver già deciso per tutti loro quale sarà il percorso che dovranno seguire: coincidenze, avvenimenti non casuali e rivelazioni aiutano i protagonisti a proseguire il loro cammino fino all’ultima, rivelatrice, pagina. [...] Un libro da leggere se si hanno 14 anni e ci si vuole riconoscere o se di anni se ne hanno 40 e si vuole cercare di capire quella strana creatura che gira per casa e che si credeva essere nostro figlio, o nostra figlia, e non si riconosce quasi più.
Silvia Nazzareni, “La Nuova Voce di Torino”, 6 maggio 2008


L’autrice è già conosciuta dai nostri lettori proprio perché in questa rubrica, per circa un anno ha firmato molte recensioni. Serena ha infatti frequentato la redazione di Torino Medica come stagista e, in questa veste, ha dimostrato subito le sue grandi qualità e capacità tanto da apparire subito con la sua firma tra le pagine di questa rivista.
Devo dire subito che mi ha fatto uno strano effetto sfogliare questo libro scritto da una collega giovanissima e brava; all’inizio ho pensato che questa sensazione fosse nata quasi da un improvviso ribaltamento di ruoli: anche se Serena è arrivata in redazione per imparare il mestiere, la sua preparazione culturale ha subito reso paritetico il rapporto personale con chi scrive. Il darsi del tu, ad esempio, è stato un momento che ha suggellato un percorso di colleganza professionale che ha saltato a piè pari l’ultratrentennale differenza d’età.
In altre parole non mi ero reso conto di quanto Serena fosse giovane… All’inizio, questo vago alone di disagio che mi preso nel leggere questa piccola e originale opera pensavo fosse dovuto alla mia inevitabile intrusione nella vita privata di questa ragazza che mi è piombata in redazione sfoggiando sicurezze e capacità culturali di sicuro inimmaginabili (almeno da me) alla sua età. Poi, proseguendo nella lettura, mi sono reso conto che il problema era soltanto mio: mi sono reso conto improvvisamente, leggendo le veloci pagine di questo libro, di avere più di 50 anni e che io e Serena viviamo nello stesso mondo ma paradossalmente in galassie diverse dove le due realtà hanno differenze che si possono comunicare, narrare ma sono di fatto insanabili. Leggere questo libro mi ha in sostanza restituito una percezione più attendibile dell’età anagrafica che possiedo perché mi ha obbligato a misurarmi con realtà giovanili che conosco soltanto attraverso la cronaca e che non ero riuscito ad identificare nemmeno attraverso l’attività di insegnamento che mi porta a confrontarmi intellettualmente con persone che hanno appena raggiunto la maggiore età.
“Il filo rosso del destino” è davvero un’opera originale, ad iniziare dal titolo: bello, che induce ad aspettative di trama, puntualmente tradite sin dalla prima pagina, come si conviene ad autori molto più navigati della nostra piccola, grande Serena. Anche l’armoniosità del filotto di parole del titolo è subito sconfessata dallo stile del racconto che è secco, senza tanti aggettivi, infarcito di espressioni giovanili che, distrattamente o con qualche fastidio, siamo abituati a sentire per strada.
L’uso ossessivo dell’indicativo presente nelle formulazioni verbali risulta ansiogeno ma dà ritmo alla spigolosa narrazione e restituisce al lettore una dimensione quasi fisica della realtà giovanile di un liceo torinese. E si intuisce, attraverso una lettura più attenta allo stile che alla trama (sfrangiata e di fatto non sintetizzabile, come quella di un reality show televisivo), che l’autrice ha molto lavorato sulle modalità di espressione: le frasi iniziano quasi sempre con un tono rotondo, elegante, piano, classico, ma tendono a finire in modo sincopato, mischiando magari in una stessa riga il racconto dell’autore con il discorso diretto del personaggio.
La stessa efficace e felice asimmetria espositiva sconvolge non soltanto il linguaggio ma anche i concetti esposti attraverso la narrazione: un discorso profondissimo sul possibile significato di un bel cielo carico di nuvole al tramonto, ad esempio, può esaurirsi nel descrivere il rapporto che un personaggio intrattiene con la meritocrazia e il voto scolastico.
Una domanda che al di là dei possibili meriti culturali e letterari dell’autrice mi viene spontaneo fare soprattutto a chi, carico di anni e spesso d’onori, snocciola, senza il minimo beneficio del dubbio, giudizi senz’appello sui giovani, il loro mondo, i loro valori: chi non farebbe carte false per avere come figlia o nipote una “bambocciona” come Serena?
Nicola Ferraro, "TorinoMedica" luglio-agosto 2008


QUANDO I TEENAGERS RICORDANO E CREANO

L’inizio è bello, avvolgente, una chiara enunciazione della grande potenzialità di Serena Avezza. Sfogliando le pagine di questo delizioso libro, sembra di avere tra le mani un gustoso cono con tanti gusti di fresco gelato, e la mente associa ogni sapore ai tanti curiosi e particolari personaggi descritti nel romanzo di Avezza. La giovane autrice –dopo essersi diplomata nel liceo di cui racconta, frequenta con successo gli studi di Lettere Moderne e Contemporanee- ci regala emozioni intense con la sua ultima opera editoriale, “Il filo rosso del destino”. Narra dell’intreccio di storie di vita quotidiana di adolescenti sullo sfondo della routine scolastica del liceo Carlo Cattaneo di Torino. Una serie di racconti riempie le pagine di questo particolare libro; tanti sono i personaggi che si susseguono con le loro storie raccontate dalla giovane autrice con infinito piacere e un pizzico di ingenuità. Tanti sono i giovani di cui ci racconta con grande emozione la scrittrice. Giulia, Alessandra, Davide, Anna e altri. Ogni storia è una creazione attraente che cattura con facilità la mente. Tali creazioni suscitano un forte impatto emotivo e fanno nascere uno spazio magico in cui si muovono le vicende dei teenegers come farfalle, candidamente. La stessa immagine eterea e limpida la ritroviamo nel dipinto di Katsushika Hokusai “Peonie e farfalle nel vento” sulla copertina del libro. Serena ci dà un quadro realista dei liceali d’oggi. Ogni racconto del libro si compone armonicamente con quello successivo; la sua gioia di vivere e di scrivere la trasmette con passione e delicatezza al pubblico. Ciò che più importa è l’esistenza permanente in tutto il libro di una profonda musicalità e del senso del contrappunto. La giovane scrittrice ora tende, ora lascia andare un po’ il filo che lega i suoi personaggi: ad un certo punto essi fluttuano in uno spazio altrove con i loro dubbi, domande sulla vita e sull’amore. Curioso domandarsi il perché di un titolo così enigmatico, altrettanto bello farsi cullare dalle pagine di questo romanzo e scoprirlo tornando un po’ adolescenti.

Silvia Ferrara, "Il Corriere dell’Arte", venerdì 3 ottobre 2008

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Adoro la prosa giornalistica di Sissi! Veramente mi è piaciuto anche il libro.
Enrico

Anonimo ha detto...

ma il seguito poi arriva?
Non ci abbandonare!
Antonella

Serena Avezza ha detto...

Il seguito? non pensavo di fare un sequel, di solito i numeri 2 mi deludono molto, soprattutto se il primo volume mi è piaciuto molto...

ciao

Sere

Anonimo ha detto...

Beh, allora aspettiamo un tuo libro su nuovi argomenti...

AleX